SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

Fin dalla prima volta che ci siamo avventurati sul Mar Egeo, abbiamo fantasticato di pagaiare per un lungo periodo tra le sue innumerevoli isole... senza avere l'assillo di dover finire nel tempo a disposizione quello che ci eravamo prefissati.
Ora questa aspettativa si è concretizzata: il viaggio inizia a fine giugno con un biglietto di sola andata...
Quando avremo finito le Isole Cicladi... torneremo a casa...
Tatiana e Mauro

Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!


lunedì 8 agosto 2016

Sikinos: pietre, solitudine e quiete

Sabato 6 agosto 2016 - 44° giorno di viaggio
Ormos Livadi, Folegandros - Ormos Agios Georgiou, Sikinos (25 km di cui 13 in traversata)
Vento NW 16-25 nodi (F5-6) in attenuazione dalle ore 12 - Mare da mosso a poco mosso - Temperatura 28°C
Abbiamo lasciato i kayak da soli per un'intera giornata per andare a visitare la Chora di Folegandros con tutta la calma necessaria. Ma nulla è successo e quando la notte siamo tornati alla spiaggia tutto era come l'avevamo lasciato: la busta dell'immondizia ancora legata a prua ed ogni altra cosa perfettamente al suo posto, compresa la bussola sul ponte anteriore del mio Voyager. Raphael ci aveva detto che sulle Isole Cicladi non si registrano furti e forse questa piccola prova ci ha aiutato ad elaborare il trauma del furto subito alla spiaggia di Varkiza ad Atene.
Lasciare Folegandros oggi è particolarmente difficile.
Non tanto perché l'isola ci ha stregati ma perché l'ultima mattina in spiaggia è piena di incontri interessanti. Tornano a fare il bagno i due anziani isolani che già ieri ci avevano fatto le feste e riempito di grandi sorrisi quando li avevamo incontrati di nuovo nei vicoletti della Chora. Poi arrivano anche il pastore col fieno e l'acqua per le pecore, da tempo così impazienti di consumare la prima colazione da riempire l'aria mattutina di belati ritmati, seguito a ruota dal pescatore che viene a pulire in mare due ceste ricolme di calamari freschi. Tutti ci chiedono in greco del nostro viaggio ed esclamano evidentemente ammirati "Ghiro ghiro Kiklades: Bravo!"
Infine scende in spiaggia una simpaticissima coppia di Salonicco, Vivian e Michael, che ci riempie di chiacchiere, foto e complimenti e con la quale tiriamo l'ora di pranzo a forza di parlare di quanto sono veloci i kayak, di quanto costano, di quanto pesano, di come reagiscono in mare mosso e di quanto tempo abbiamo impiegato per organizzare il viaggio: "You look really happy: enjoy your dream trip!".
La traversata da Folegandros a Sikinos è calma e tranquilla.
La solita corrente che interessa tutti i canali tra le isole ci costringe ad una serie di continue correzioni per mantenere la rotta senza derivare ed il vento che al principio imbianca ancora il primo tratto di mare ci impone ulteriori controlli per non scarrocciare.
La navigazione è resa interessante e divertente dalla presenza di alcuni isolotti sparsi tra le due isole maggiori, specie quando ci infiliamo nella piccola lavatrice tra i due primi scogli rossastri che emergono dal mare blu.
Facciamo una breve sosta sotto la grotta di stalattiti giallo-ramate che si apre al centro dell'isola più grande, Kardiothissa, senza alcuno sbarco visibile ma con una ben visibile chiesetta bianca costruita su uno dei suoi due picchi triangolari. Proseguiamo verso il piccolo scoglio di Karavos, dal profilo di un relitto affondato e rugginoso, ed il più pronunciato Kalogeros, che secondo Mauro è pieno di cagnolini accucciati in diverse posizioni. Io non riesco a distinguerne neanche uno, ma apprezzo questa traversata inframezzata da piccoli pezzetti di terra emersa: è come accorciare l'attesa dell'arrivo.
Dopo neanche due ore sbarchiamo a Sikinos, su una delle piccole e poche spiagge che l'isola può vantare: è incassata in una baietta dall'acqua cristallina, al fondo di un canalone roccioso eroso da un un torrente in secca, ricoperta di grossi ciottoli bianchi, molto assolata e senza un filo d'aria ad allietare la sosta. Resistiamo pochissimo e riprendiamo subito il mare, dove in questa giornata di calma d vento almeno ritroviamo il ristoro della frescura dell'acqua.
Risaliamo lungo il versante meridionale di Sikinos, in senso antiorario ed inverso rispetto al periplo da poco completato di Folegandros, ma essenzialmente per le stesse ragioni: il porto principale è più vicino e la costa settentrionale, senza alcuna possibilità di sbarco, ci richiederà un'intera giornata di navigazione, che volentieri posticipiamo a domani.
La nostra meta odierna è quella baia appena a nord del porto che la mappa indica dotata di una taverna sulla spiaggia di sabbia: arriviamo al tramonto, quando gli ultimi bagnanti stanno lasciando liberi i vari posti all'ombra, ma la taverna ci chiude i battenti davanti al naso proprio quando, lavati e vestiti di tutto punto, stavamo salendo i suoi tre scalini d'ingresso.
Poco male: ripariamo sotto la solita provvidenziale tamerice e montiamo il campo in pochi istanti.
Appena Mauro finisce di cucinare, io stramazzo in tenda, coi piedi ancora fuori che poi lui provvede a pulirmi dalla sabbia e ad adagiarmi sul materassino. Tanto ormai non ho più alcuna fisima relativa ad illecite intrusioni di vermi o ladri: stiamo recuperando un sano connubio con la natura all'intorno.

Lavatrice in traversata tra Folegandros e Sikinos
Scogli sparsi nel braccio di mare tra le due isole
La grotta dell'isoletta di Kardhiotissa
Il primo approccio a Sikinos
Dopo aver messo piede su Folegandros iniziamo (e subito finiamo) l'esplorazione di Sikinos
Gli scogli che annunciano la nostra casa per una notte
Colazione nel vento
La costa rocciosa di Sikinos
Il tratto più turbolento
Il tratto più interessante dell'isola di Sikinos

Domenica 7 agosto 2016 - 45° giorno di viaggio
Ormos Agios Georgiou - Alopronia, Sikinos (30 km)
Vento NW 8-9 nodi (F3) - Mare calmo - Temperatura 28°C
Strano il Meltemi in questo quadrante delle Isole Cicladi.
Su Sikinos in questi giorni soffia con impeto maggiore durante la notte, a partire dalla tre del mattino. Ieri sera ci chiedevamo dubbiosi se davvero sarebbe servito il nostro solito lavoro di fissare bene i piedi della tenda e di incrociare ad arte i tiranti rossi intorno all'amica tamerice: stamattina capiamo che le previsioni non sbagliano mai e che oltre ad aiutarci in navigazione ci assistono anche a terra.
Smontiamo il campo in tutta fretta, non perché sia esposto ad occhi indiscreti o perché il sole lo abbia infuocato prima del solito, ma piuttosto perché nugoli di mosche snervanti arrivano a più riprese a farci comprendere una volta di più quanto misera sia la nostra esistenza terrena: meglio riparare in mare, molto meglio il mare, sempre!
Sikinos vanta appena cinque spiagge, ben poca cosa rispetto alla decina della vicina Folegandros e alle oltre settanta della più turistica e rinomata Milos. Ma nonostante sembri solo un'infinita e indistinta distesa di pietre, frane e scogliere dirupate, questa piccola isola dimenticata nasconde un suo fascino del tutto particolare.
La spiaggia più grande, bella ed attrezzata è quella che si apre nel porto principale di Alopronia, la seconda è raggiungibile solo con un sentiero sterrato ad un'ora di cammino dal porto, la terza è quella su cui noi abbiamo montato il campo, dove arriva una strada asfaltata percorsa ad intervalli regolari da un autobus che fa servizio dal porto e dalla Chora. Le altre due o tre spiagge sono dei piccoli triangoli di scogli piatti raggiungibili solo dal mare, grazie ai pochi caicchi colorati dei pescatori locali. E' la prima volta che ci capita di trovare sulla riva degli ombrelloni rettangolari di tela bianca, invece dei soliti parasole tondi in paglia: questi di Agios Georgiou sono persino, cosa più unica che rara, dotati di panchine in legno con la struttura in ghisa. Quando il primo autobus scarica i primi radi turisti la taverna riapre i battenti ma per noi è giunto il momento di riprendere a pagaiare.
La giornata di calma di vento ci invita a completare il periplo di Sikinos.
Ci facciamo cullare dal mare ed i pensieri corrono via leggeri e veloci.
Una impercettibile corrente a favore ci accompagna lungo il versante settentrionale dell'isola e ci spinge prima a due, poi a tre ed infine anche a quattro nodi. Non ci sono possibili punti di sbarco lungo l'intera costa nord, solo scogli, scogli e scogli a perdita d'occhio. Per tornare alla spiaggia del nostro primo sbarco dopo la traversata da Folegandros impieghiamo esattamente le cinque ore di navigazione continua che avevamo previsto: facciamo una breve sosta in mare per sgranocchiare quattro noccioline all'ora di pranzo, nei pressi dell'isoletta rocciosa di Avoladhia. Zatteriamo i kayak per mangiare insieme e caliamo le derive per mantenere la posizione: ma la corrente invisibile che si arricciola intorno all'isolino ci regala una perfetta giravolta di 360 gradi, così da farci godere prima dell'orizzonte aperto sul mare e poi del panorama sassoso dell'isola.
Torniamo presto agli scogli di Karavos e Kalogeros e chiudiamo in fretta il periplo di Sikinos: mai stati tanto veloci e tanto precisi, tornando appena un giorno dopo esattamente sulla stessa spiaggia dello sbarco del giorno prima.
Benché oggi la caletta di ciottoli bianchi sia meno assolata e più arieggiata, non ci sembra adatta né ad una sosta prolungata né tanto meno ad un campo notturno: i ciottoli più piccoli sono comunque più grandi di uova di struzzo e non c'è neanche un arbustello a cui fissare la nostra tendina in previsione della prossima sfuriata notturna del Meltemi.
Preferiamo proseguire e risalire per la seconda volta in due giorni la costa meridionale di Sikinos. Ripariamo nel porto di Alopronia, ancora più piccolo del già piccolo porto di Folegandros, tanto che i rari traghetti che vi attraccano non riescono neanche ad entrarvi, dovendo limitarsi ad appoggiare la poppa al molo, aprire il portellone posteriore e, senza neanche calare l'ancora, ripartire in pochi minuti, giusto il tempo di scaricare e caricare solo turisti appiedati (di auto qua non se ne vedono molte, né ne serviranno molte, visto che l'unica strada asfaltata è quella che collega il porto alla Chora).
La guida dice anche che Sikinos ha una popolazione così scarsa, di appena 260 abitanti, che fino a tutti gli anni Ottanta del secolo scorso si saliva dal porto alla Chora a dorso di mulo e, prima che costruissero il molo, più o meno nella stessa epoca, i traghetti si fermavano al largo ed i passeggeri venivano portati a riva con le lance. Di muli ne vediamo diversi, carichi e scarichi, che salgono e scendono lungo la via principale sia del porto che della Chora e tutta l'atmosfera che regna sull'isola sembra rimasta ferma a qualche decennio fa.
Ceniamo in taverna, ovviamente: stavolta ci riusciamo!
Io che potrei sfamarmi per una vita intera di sole melanzane, e che qui in Grecia ne trovo sempre, preparate in modi sempre diversi e sempre gustosi, ne faccio una sana scorpacciata e sotto gli occhi increduli di Mauro ordino in stretta sequenza melanzane fritte, polpette di melanzane e melanzane imam, quelle imbottite di pomodori, cipolle, capperi e cotte al forno: conciliano il sonno!

L'esplorazione della costa settentrionale di Sikinos
Pausa pranzo in mare
Il profilo migliore di Sikinos
L'acqua limpida che circonda tutta l'isola di Sikinos
Pietre chiamano pietre
Ombre nel porto
L'entusiasmo di Mauro è contagioso
Per le vie del Kastro di Sikinos
Nuove amicizie
Sikinos in bianco e blu

Lunedì 8 agosto 2016 - 46° giorno di viaggio
Alopronia - Ormos Malta, Sikinos (7 km)
Vento NW 8-9 nodi (F3) - Mare calmo - Temperatura 28°C
Abbiamo montato la tenda nel parco giochi per bambini della spiaggia attrezzata del porto di Sikinos. Al risveglio siamo in ottima compagnia: due saccopelisti si sono sistemati sotto la tamerice di fianco ai nostri due kayak, tirati in secca sullo scivolo di alaggio naturale offerto dalle numerose radici della pianta scoperte dalla risacca proprio sulla battigia di sabbia rossastra. Poco oltre, dorme ancora avvolto in una vistosa amaca giallo limone il giovane ragazzo greco che avevamo già incontrato su un doppio gonfiabile nella bella cala di Agios Nikolaos a Folegandros. Appena i nostri sguardi si incrociano, partono grandi saluti di buongiorno e altrettanto grandi sorrisi di intesa. Immancabili arrivano le prime chiacchiere, che si protraggono poi per l'intera durata della prima colazione.
Ci anticipa, tra le altre cose, che troveremo deliziosa la Chora di Sikinos: è una delle meno turistiche di tutte le Isole Cicladi, costruita sempre in stile cicladico, con le solite casine basse e bianche e arrotondate sugli spigoli, ma il colore dominante qui non è più soltanto il classico blu da cartolina perché gli infissi sono dipinti anche di celeste, verde, giallo, rosso e viola, varietà cromatiche che ben si accostano alle bouganville in fiore e alle numerose piante di fichi d'india che occhieggiano da dietro i muretti a secco dei vari giardinetti interni.
In realtà, la Chora di Sikinos è composta di due Chora, due piccoli agglomerati adiacenti costruiti sulle due colline aperte ad anfiteatro sul mare: uno dei due nuclei è chiamato Chorio, l'altro Kastro, la solita cinta medioevale formata dalle mura stesse delle case affacciate sullo strapiombo roccioso. E' uno strepitoso balcone sull'Egeo.
Ieri lo avevamo intravisto dal basso, dal mare, passando in kayak sotto le scogliere a picco che precipitano nel blu del mare profondo dalla considerevole altezza di oltre 300 metri.
Oggi ci godiamo il panorama dall'alto, salendo fino sull'ultima chiesetta appollaiata sulla rocca, cinta dentro alte mura imbiancate a calce, l'ultima roccaforte difensiva contro gli attacchi dei pirati turchi. Vi troviamo un'unica suora di nero vestita che in un impeccabile inglese ci invita ad entrare nella sala dei visitatori per approfittare di un bicchiere d'acqua fresca e di qualche lokumi zuccherato. Sul più bello le squilla il cellulare, che estrae dalla larga sottana lunga fino ai piedi e sorridiamo tutti al trillo della suoneria, perfettamente intonata all'ambiente sacro, di campane che annunciano la funzione religiosa.
Noi usciamo a fare altre centomila fotografie alla Chora: come a Folegandros, da questo punto strategico in alto sul monte più alto lo sguardo abbraccia tutta Sikinos, dal porto dove riposano i nostri kayak ai terrazzamenti che, benché abbandonati, incidono i versanti di tutte le colline da un lato all'altro dell'isola.
Sikinos, dice l'unico foglietto turistico che troviamo nella piazzetta centrale, vanta uno sviluppo costiero di appena 17 miglia nautiche ma abbastanza vino da giustificare il suo nome in greco antico: Oinos = vino.
Una sosta strategica (e costosa!) nell'unica libreria del villaggio ci offre l'occasione gustosa ed insperata di fare conoscenza con un anziano isolano, emigrato in Brasile da ragazzo e che dopo vent'anni ci parla ancora in un fluente portoghese per raccontarci a grandi linee della sua vita avventurosa tra mari e paesi diversi: calca in testa un bel basco verde con una grossa stella rossa al centro e ci invita a riconoscere tra le casette bianche del paese quale potrebbe essere la sua. E' facile: è quella su cui sventola la bandiera di Che Guevara. La troviamo subito e torniamo volentieri a salutarlo, prima di ridiscendere al porto col solito autobus.
Su tutte le Isole Cicladi la rete di collegamenti pubblici è ben organizzata, le corse sono frequenti, coi soliti tempi dilatati, il biglietto si acquista direttamente sull'autobus e la tariffa è sempre la stessa, 1.80€, qualunque sia la tratta scelta. Qui a Sikinos quello che sembra essere l'unico autobus in circolazione è un po' più antiquato del solito ed il servizio di aria condizionata è fornito dalle porte e dalle finestre che il conducente lascia sempre tutte aperte, anche durante il tragitto lento e ripido che segue i continui tornanti lungo le gole deserte e desolate che dai monti conducono al mare.
Aggiorniamo il blog seduti comodamente ai tavolini di legno con le sedie da regista in tela blu della stessa taverna della sera prima. Sfidiamo le tre costanti universali: la connessione sembra decente, i capelli un po' meno impagliati e le macchie di melanzane cadono provvidenzialmente soltanto sul pavimento, schivando di poco gli abiti civili.
Con comodo, col nostro solito comodo, nel pomeriggio facciamo rotta verso la spiaggia più a nord dell'isola, quella raggiungibile solo dal mare e quella più adatta alla traversata di domani sulla vicina isola di Ios.
Se le condizioni meteo-marine rimangono stabili, come crediamo, l'intenzione è quella di traversare subito anche su Santorini ed Anafi, dove siamo impazienti di incontrare gli amici romani che sono lì in vacanza già da qualche settimana.
Ci rifaremo vivi tra tre isole e tre traversate: hella, hella!

3 commenti:

  1. Grazie per farmi viaggiare con voi. Il blog è il mio appuntamento serale da più di un mese

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  2. Avete trovato un gatto uguale alla mia Cindy.

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  3. I commenti su Facebook (8 agosto 2016):
    https://www.facebook.com/tatiana.cappucci/posts/1169037803117124?qsefr=1
    Tre giorni fuori dal tempo...

    Marco Valle Letta: d'un fiato come sempre, buon viaggio!

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